Le due cooperanti Escludiamo il riscatto Non possiamo che apprezzare le dichiarazioni rese dal ministro degli Esteri Gentiloni a proposito delle ricostruzioni fatte sulla liberazione delle due cooperanti italiane in Siria nel 2014. Gentiloni le ha ritenute prive di reale fondamento, veicolate dai i gruppi terroristici e soprattutto, ha ribadito che l’Italia è contraria ad ogni tipo di riscatto. Se mai fosse vero che il governo italiano avesse pagato 12 milioni di dollari (11 milioni di euro) ai rapitori, non solo avremmo contribuito a finanziare un gruppo che risulterebbe coinvolto nelle stragi dei cristiani di Aleppo ed altre imprese poco degne, ma l’Italia avrebbe messo in questione un fronte comune della politica occidentale contro il terrorismo e cosa non meno grave avrebbe mentito al Parlamento. Per cui nessuno potrebbe mai credere che il ministro degli Esteri si potesse consentire tale disinvoltura senza avere la copertura del presidente del Consiglio, e per questa ragione escludiamo che Gentiloni non abbia detto il falso perché ammesso che il ministro possa essere impazzito tutto d’un colpo, assumendosi una tale responsabilità sciagurata sulle sue spalle, non è possibile che con Gentiloni sia impazzito anche Renzi. Sarebbe troppo. Per cui il verbale divulgato da «Nour al-Din al-Zenki», la formazione coinvolta nel sequestro, dove si accusa un suo miliziano di essersi intascato 5 dei dodici milioni e mezzo di dollari incassati in cambio della liberazione delle cooperanti italiane, non può essere attendibile. Si tratta sicuramente di un falso o di una provocazione, probabilmente dovuta al maggior impegno dell’Italia contro l’Is e di conseguenza al desiderio di screditare il nostro governo. Troviamo dunque incredibili certe prese di posizione della nostra stampa convinte della verità proveniente da fonte araba, senza disporre di alcun elemento certo. Perché possano mai essere creduti i gruppi terroristici, dovrebbero disporre di una ricevuta con il timbro della Farnesina, o altrimenti poter trovare un qualche prelievo dai conti del governo che possa essere collegato a loro vantaggio. Non c’è da scherzare su una vicenda del genere. Se mai fosse accaduto che l’Italia paghi il riscatto per due cooperanti, questo sarebbe il segnale per sequestrarne ancora altre, mettendo a rischio la vita di tutti coloro che sono impegnati in quel settore nevralgico. Non bastasse questo. Il tradimento istituzionale commesso a danno di alleati e cittadini, sarebbe tale per cui tutto il governo dovrebbe dimettersi immediatamente da ogni incarico. Roma, 6 ottobre 2015 |